mercoledì 23 novembre 2011

Italiano o Latino?

Ogni tanto ci si domanda ma all'estero si studia l'italiano? Beh, la risposta è si! Però non è del tutto scontato. In Svizzera da giorni c'è una controversia sull'importanza dello studio delle lingue nella scuola secondaria: Italiano o Latino?

Reicht uns Pizza, Pasta und Sole mio?
La pasta, la pizza e „O sole mio”, l’italiano è tutto qua per noi?

Distribuzione dello studio della prima lingua straniera sul territorio elvetico
di Nicole Wildisen
Pubblicato in Svizzera il 11. November 2011 su ONZ
Controversia sulla scelta dell’italiano come materia principale
Se in futuro nella scuola del cantone svizzero Obwalden [cantone di lingua tedesca nella Svizzera centrale ndt] vincerà l’opzione di studiare l’italiano solo come materia facoltativa, le conoscenze linguistiche dei nostri ragazzi caleranno drasticamente. Lo studio di una materia non obbligatoria può essere considerato alla stregua di un corso serale per lavoratori, che richiede davvero molta più volontà e resistenza, se si vuole imparare qualcosa che vada al di là della pizza, della pasta o di “O sole mio”. Il punto focale della faccenda è quindi se lo studio della lingua italiana come materia di base possa garantire ai nostri ragazzi un utlizzo pratico e serio della lingua e della cultura. Il che torna anche utile: poiché l’italiano è una delle nostre lingue nazionali. Da settecento anni il plurilinguismo della Svizzera e le diverse culture e tradizioni svizzere sono stati sempre protetti e agevolati nel nostro paese. Quando nel cantone Obwalden ci si domanda se si deve studiare lingua italiana come materia facoltativa o obbligatoria, questo interrogativo contraddice la coesione linguistica del nostro paese. Chi lavora nelle pubblica amministrazione elvetica noterà subito quanto è prezioso conoscere le altre lingue straniere. Difatti in questo ambito è normale, che ognuno si esprima nella propria lingua materna, ovvero italiano, francese o tedesco. La lingua madre permette una comunicazione senza equivoci. Vogliamo formare una gioventù, che sia capace di farsi capire nel suo paese solo in inglese? Il pericolo che nascano numerosi malintesi, è questo il pericolo che si cela dietro a questa scelta.
Kantonsschule Obwalden
La questione di decidere tra italiano e latino, riguarda la particolare posizione di una piccola scuola cantonale, che non può sobbarcarsi tutto. Il partito socialista svizzero nella sua interpellanza appoggia quindi nello sviluppo della questione il governo cantonale. Accanto all’orientamento scientifico però è importante che nella scuola superiore venga curato anche il pensiero umanistico. Tuttavia la semplice domanda è: si può tener conto di quanto detto, con l’offerta dello studio del latino come materia d’obbligo? Il latino oggigiorno viene richiesto solo per pochissimi indirizzi di studio. Per frequentare le facoltà di medicina, giurisprudenza, economia, scienze biologiche, psicologia e gli indirizzi di ingegneria in Svizzera non occorre il latino. Persino per teologia da tempo non viene richiesto più il latino.
Lungernsee - Lago di Lungern nel cantone Obwaldem
Nell’università di Basilea, Berna e Friburgo il latino è richiesto come credito universitario solo in pochissimi indirizzi di studio come archeologia. Per coloro che non lo hanno studiato, l’università di Basilea offre un corso estivo di latino di dieci settimane, a Zurigo è necessario invece un corso della durata variabile da 6 mesi ad un anno. Per curare il patrimonio intellettuale umanistico nell’istruzione secondaria superiore, ci sarebbe anche la possibilità, di integrare obbligatoriamente il latino o in generale la cultura romana, nel piano di studi di storia o lettere, o in una nuova facoltà. Nella scuola cantonale di Seetal  [Cantone dell’Argovia] lingua e cultura romana viene insegnata con successo da parecchi anni. Il taglio dell’italiano come materia fondamentale si basa sull’accordo scolastico regionale tra le scuole della Svizzera Centrale. Chi vuole studiare l’italiano come materia fondamentale, deve frequentare la scuola cantonale di Reussbühl. Per gli studenti che abitano nei comuni di Lungern  o Stalden [entrambe lontane più di 40 chilometri da Reussbühl ndt] la strada per arrivare a scuola è davvero Invitante? E l’accordo regionale scolastico della Svizzera centrale è nato nell’interesse del plurilinguismo svizzero?

Libro di testo per lo studio della lingua italiana in Svizzera

lunedì 7 novembre 2011

Gummibärchen - Gli orsetti gommosi

Gummibärchen
Goldbär, Gummibärchen o Gummibärle sono gli orsetti gommosi, dai vari colori e dal sapore fruttato, alti circa due centimetri che hanno deliziato la nostra infanzia. Sono fatti con un composto di zucchero, sciroppo di glucosio, amido, aromi, coloranti, acido citrico e gelatina alimentare che rende loro quella consistenza gommosa che tanti bambini ben conoscono. Esistono in commercio anche orsetti gommosi a base di pectina, senza gelatina alimentare per coloro che per vari motivi non possono assumere questa sostanza

Tanzbär - Un orso che balla
STORIA
E' Hans Riegel tedesco di Bonn, fondatore della Haribo, che nel 1912 ebbe l'idea di craere un dolcetto gommoso, ispirandosi agli orsi che ballavano su su due zampe, attrazione quasi sempre presente nei mercati, nelle fiere e nelle sagre sin dal 19° secolo.
In origine, due Gold Bären, orsetti di gomma,  in Germania costavano solo un Pfennig (un centesimo). Dal 1925 Hans Riegel, accanto a quelli gommosi mise in commercio anche degli orsetti di liquirizia.
Negli anni trenta entra nel campionario della Haribo un altro parente dell'orsetto che balla: il Teddybär. Più piccolo e rotondo, la versione golosa del classico orsacchiotto di peluche, in Germania e nei paesi anglosassoni chiamato Teddybär, dal nome del presidente Theodor (Teddy) Roosvelt, appassionato cacciatore in particolare di orsi.
Ma classici Goldbären, come li conosciamo oggi appaiono sul mercato nel 1960, è la nascita di un prodotto dolciario oggi considerato un cult. Il boom economico del dopoguerra, la ripresa della produzione industriale in Germania, permettono una rapida diffusione di queste ghiottonerie. Le prime confezioni erano della scatole di latta, poi scatole di cartoncino fino ad arrivare alle classiche buste di cellophane nel 1968. Il 1978 segna una nuova svolta, il Goldbär cambia forma, "si siede" ed assume la forma che ancor oggi conosciamo e nel 1989 anche i colori cambiano, diventano più pallidi, meno accesi, grazie all'impiego di  aromi naturali a base solo di concentrati di frutta. Nel 2003 la Haribo grazie ai suoi orsetti ottiene un importante riconoscimento mondiale nel campo nelle aziende produttrici di dolciumi.

Süße Teufel - Diavoletti gommosi
I Goldbären esistono in vari formati: mini, racchiusi in piccole bustine, li vediamo spesso sui cuscini nelle camere degli alberghi come augurio di buonanotte (Betthupferl); i "Bärli" più grandi per un doppia golosità; confezionati in scatole trasparenti a forma di orsetto, o rotonde; i Weihnachts-Goldbären (natalizi), orsetti con il cassico berretto natalizio. Nel 2009 nascono i Saft-Goldbären, a base di succo di frutta, ai gusti di mela, pera, lampone, pesca, lime, e mirtillo nero.


Distributore di orsetti nel museo ebraico di Berlino
 CURIOSITA'
Nel museo ebraico di Berlino c'è un distributore automatico di deliziosi orsetti gommosi.
In Austria e in alcune zone della Svizzera nei locali si beve una bevanda alcoolica, la Vodka Energy,  a base di Vodka e Red Bull il cui gusto ricorda quello degli orsetti gommosi, e per questo viene chiamata scherzosamente Gummibärli.

Slogan pubblicitari nel mondo:
Germania: Haribo macht Kinder immer froh und Erwachsen ebenso (La Haribo fa felici i bambini e i grandi)
Italia: Haribo è la bontà che si gusta ad ogni età
Francia: Haribo, c'est beau la vie - pour les grands et les petits (Haribo è la bontà per i grandi ed i piccini)
Inghilterra: Kids and grown-ups love it so - the happy world of Haribo (Grandi e  piccoli adorano il mondo magico di Haribo)

Tir statunitense della Haribo