mercoledì 15 febbraio 2012

Pochi giorni prima del Giorno della Memoria, dedicato alle vittime del genocidio nazista, e del Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe ad opera del regime comunista slavo, la Corte Costituzionale di Giustizia Europea ha stabilito che non si può ascrivere ad un intero popolo la responsabilità di pochi. Questo purtroppo non placa gli animi, ancora accesi contro gli orrori del regime nazista, che a volte identificano nell'intero popolo tedesco, un gruppo di fanatici che ha trascinato nel delirio della propria follia un'intera comunità, dimenticando a volte che anche i tedeschi hanno patito le sofferenze e le ingiustizie inferte loro dai nazionalsocialisti, che molti hanno conosciuto l'inferno del KZ, i campi di concentramento, che molti hanno perso tutto, casa, famiglia, ricordi anche al passaggio delle truppe sovietiche nei territori di lingua tedesca annessi (Slesia, Sudeti, ecc). Molti dimenticano che in Italia le leggi razziali  furono imposte dall'allora capo del governo italiano Benito Mussolini, e che con nomi diversi sono ancora all'ordine del giorno in Italia (la xenofoba Lega Nord ne è un esempio). Il quotidiano Die Welt spiega cosa è stato stabilito nella sentenza emessa dalla Corte Europea e quali sono stati i passi compiuti dalla Germania dopo il 1945 nei confronti delle vittime di guerra.


„Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen; ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen; ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich geschwiegen; ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie mich holten, gab es keinen mehr, der protestieren konnte.“

 (Martin Niemöller)

La Germania gode dell’immunità per i crimini nazisti


Nella controversia sul risarcimento alle vittime dei crimini nazisti la Corte Internazionale di Giustizia si è espressa a favore della Germania. Le sentenze emesse in Italia non sono compatibili con il diritto internazionale.

Corte Costituzionale di Giustizia Europea
 Il ricorso presentato alla Corte Internazionale di Giustizia dalla Germania contro le sentenze emesse dall’Italia sul risarcimento alle vittime dei crimini compiuti dai nazisti, ha ottenuto parere favorevole. I tribunali italiani non avrebbero riconosciuto la sovranità dello stato tedesco e con ciò sarebbero venuti meno ai propri obblighi. Questa è stata la motivazione della sentenza, come ha riferito il giudice Hisashi Owadain Den Haag.
L’Italia dovrebbe prendere tutte le misure necessarie, affinchè ciò non accada più.

Il Giudice Hishashi Owadain
Vicende avvenute tra il settembre del 1943 e il maggio del 1945
Il governo tedesco si era appellato alla Corte Internazionale di Giustizia alla fine del 2008, per far verificare se le sentenze che stabilivano i risarcimenti per crimini nazisti emesse in Italia fossero in linea con il diritto internazionale. In concreto si trattava di cause presentate in Italia, che riguardavano vicende occorse tra il settembre 1943 e il maggio 1945, durante l’occupazione nazista del paese, volte ad ottenere una sentenza di risarcimento dalla Germania.
In sostanza si trattava di verificare se i privati potessero presentare ricorso al tribunale di uno stato nei confronti di un altro stato.
Il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle ha accolto favorevolmente la sentenza. A Monaco ha dichiarato che il chiarimento di questa controversia è nell’interesse di tutta l’umanità. L’azione giudiziaria del governo tedesco non è rivolta “contro le vittime”, ha chiarito il politico del FDP. Più che altro si è trattato di stabilire una certezza giudiziaria.
“Noi affronteremo ogni questione che riguarderà l’applicazione di questa sentenza in maniera solidale e nello spirito di una stretta e fiduciosa collaborazione con i nostri amici italiani” ha dichiarato Westerwelle.
I verdi e la sinistra al contrario avevano criticato la sentenza, considerandola una sconfitta per i diritti dell’uomo, così si é espressa la rappresentante dei verdi a Berlino Claudia Roth, che ha richiesto al governo federale un maggior impegno per il risarcimento delle vittime del nazismo.
Ulla Jelpke giornalista e rappresentante della sinistra tedesca si rammarica, “che il governo riifiutando a priori il risarcimento l’abbia spuntata ”. Il destino delle vittime del nazismo così come quello di coloro che furono costretti ai lavori forzati viene ignorato dal governo. La Jelpke ha richiesto, che la Germania ”proponga ora almeno il pagamento del risarcimento di guerra per motivi umanitari”

Claudia Roth
Decisione giudiziaria in contrasto con l’immunità degli stati stranieri
La Corte di Cassazione italiana aveva stabilito, che la Germania doveva risarcire i superstiti di un massacro dell’esercito nazista compiuto in Toscana, a Civitella, nel giugno del 1944, in cui furono uccise più di 200 persone. La Germania aveva replicato che questa decisione e altre analoghe erano in contrasto con il principio di sovranità degli stati stranieri, principio fondante del diritto internazionale. Ai privati non sarebbe permesso appellarsi ad un tribunale di uno stato contro un altro stato.
Anche la Grecia era coinvolta nel processo, poichè i sopravvissuti greci ai crimini nazisti si erano rivolti ai tribunali italiani. I familiari delle vittime di un massacro compiuto dalle SS nel giugno del 1944 nel paesino di Distomo nella Grecia centrale, ottennero dalla giustizia italiana il diritto di presentare le loro rivendicazioni legali in Italia.

Guido Westerwelle ministro degli esteri tedesco
Risarcimento alle vittime dei nazisti all’estero
Le vittime del regime nazista dei paesi stranieri dopo la seconda guerra mondiale hanno dovuto aspettare a lungo un accordo politico sui pagamenti dei risarcimenti. I primi cosiddetti accordi generali con gli stati europei sono stati conclusi tra il 1959 e il 1964.
La Repubblica Federale ha messo a disposizione di Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Austria, Svezia e Svizzera complessivamente 977 milioni di marchi. I Paesi di sarebbero dovuti occupare di ripartire il denaro tra le vittime.
L’accordo con l’Italia fu sottoscritto il 2 giugno 1961. Il contratto che prevedeva un pagamento di 40 milioni di marchi é entrato in vigore nel luglio del 1963. Roma doveva ripartire il denaro tra gli italiani, che “per motivi di razza, fede o opinione politica sono stati vittime delle rappresaglie nazionalsocialiste” e hanno “subito limitazioni della libertà o lesioni o danni alla salute”. Anche i sopravvissuti avrebbero dovuto essere presi in considerazione.
Nonostante questi accordi, i tribunali italiani avevano riconosciuto alle vittime del nazismo, anche un risarcimento individuale da parte della Germania. Tra i querelanti erano presenti anche i discendenti dei 207 italiani, che furono trucidati da soldati tedeschi nella cittadina toscana di Civitella, per rappresaglia in seguito ad un attentato partigiano.
Per l’aver partecipato al massacro l’ex sottoufficiale tedesco Max Josef Milde é stato condannato da un tribunale militare di La Spezia all’ergastolo e al risarcimento danni; la Germania non ha però concesso l’estradizione del tedesco.
Monumento alle vittime di Civitella

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