Cosa dicono di noi gli scrittori europei (1a parte)
Articolo in lingua originale:
Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen
Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.
Bernard-Henri Lévy (Francia)
E’ strano, ma non è da me, credere a questa storia della “arroganza tedesca”. In verità ci sono state talvolta alcune dichiarazioni che si sarebbero potute evitare, come quella recente del ministro delle finanze bavarese Markus Söder, che sosteneva senza mezzi termini di voler buttar fuori dall’eurozona la Grecia (“A un certo punto tutti devono tornare a casa dalla mamma, ed è arrivata l’ora anche per i Greci”). Ma prendiamo in esame le dichiarazioni di Angela Merkel in questi due anni. O quelle dei suoi collaboratori di gabinetto più in vista. Naturalmente queste persone possono anche commettere degli errori; la loro ossessione per l’austerità e per il pareggio di bilancio, oserei dire senza ombra di dubbio, sono forse sbagliate, e sicuramente degne di essere analizzate. Ma arroganti?
Ma perchè vogliamo a tutti i costi circoscrivere la Germania in questo ruolo, nel suo “passato, che non passerà”? Dall’epoca del “conflitto tra storici” 25 anni fa o anche dalla vicenda Walser 12 anni fa, è passata molta acqua sotto i ponti. La classe politica tedesca, secondo me, oggi è molto più consapevole di queste vicende del passato. Di questa assenza-presenza di ciò che è stato rimosso, del pericolo del loro ritorno e quindi della necessità di fare il possibile per tenerle alla larga.
Sono i britannici a comportarsi in maniera arrogante e anche nelle dichiarazioni di qualche ministro francese si scorge qualche traccia di arroganza. Senza dubbio dalla Grecia arriva un'incessante minaccia di disastro, che può essere considerata in un certo senso arroganza. Ma questo continuo parlare di arroganza tedesca: potrebbe servire a tranquillizzare le perone e allo stesso tempo a consentire loro di far rivivere antichi luoghi comuni e in questo modo a evitare le proprie personali considerazioni; non mi sembra che ciò corrisponda alla realtà.
Comprendere la cultura e i popoli di lingua germanica, i tedeschi, gli austriaci e gli svizzeri
mercoledì 29 agosto 2012
martedì 28 agosto 2012
Musica e festa contro i neonazisti
Rechtsextremismus - Mit Partymusik gegen Neonazis
Dal 2006 ogni agosto nella cittadina di Bad Nenndorf, nella Bassa Sassonia, arrivano per sfilare e manifestare, migliaia di neonazisti da tutta la Germania, trasformando una tranquilla località termale in un luogo di culto per estremisti di destra. Però i cittadini non ci stanno e si ribellano.
Per saperne di più clicca qui
Dal 2006 ogni agosto nella cittadina di Bad Nenndorf, nella Bassa Sassonia, arrivano per sfilare e manifestare, migliaia di neonazisti da tutta la Germania, trasformando una tranquilla località termale in un luogo di culto per estremisti di destra. Però i cittadini non ci stanno e si ribellano.
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martedì 21 agosto 2012
I Wossi
I Wossis sono stati, per un certo periodo di tempo, dei tedeschi particolari: erano quelli che dalla Germania dell’Ovest sono andati a lavorare e a vivere nella Germania dell’Est. I Wossis non sono però stati accolti sempre a braccia aperte.
Una Germania sola, un'unica patria |
Era appena caduto il Muro di Berlino, era il 1989, e la lingua tedesca si arricchisce di due nuove parole: Ossi e Wessi. Così venivano chiamati a volte con affetto, ma molto più spesso con disprezzo i tedeschi dell’Est e quelli dell’Ovest. Passa solo un anno che compare una nuova parola, Wossi, che di norma indica un tedesco dell’Ovest che emigra nella zona orientale della Germania riunificata. Erano soprattutto impiegati statali e giudici, che dovevano riorganizzare l’apparato giudiziario e amministrativo della nuova Germania. I Wossi dopo un estenuante lavoro di riorganizzazione, mirato anche a formare personale per le nuove procedure amministrative in campo giudiziario, sono ritornati in occidente. Molti però sono rimasti.
Il 62% dei giovani al di sopra dei 16 anni crede che esistano ancora differenze tra tedeschi dell'Est e tedeschi dell'Ovets, il 24% non lo crede, il 14% non sa rispodere (Indagine del 2009) |
"Un tempo qui esisteva un orribile MURO che divideva la popolazione!!!" |
Per molti di coloro che sono nati dopo la riunificazione e che non hanno vissuto l’esperienza dell’ex DDR, risulta quasi incomprensibile questa suddivisione in Ossi e Wessi. Si è trattato per fortuna solo di una questione generazionale, così come per i Wossi. I discendenti dei Wossi sono ora semplicemente tedeschi, indipendentemente dal fatto che vivano ad Est o ad Ovest della Repubblica Federale Tedesca.
Ossi e Wessi: meglio uniti |
L’Ostalgie, nostalgia dell’est, è uno stile di vita che esiste solo in Germania, nato dopo la fine dell’ ex DDR e la sua riunificazione avvenuta nel 1990.
Cetrioli sott'aceto della Germania dell'est |
Club Cola, Spreewaldgurken, Trabi il verde Ampelmännchen sono tutti esempi di cose o simboli che facevano parte della vita di tutti i giorni al tempo dell’ex DDR e che dopo la riunificazione delle due Germanie, avvenuta nel 1990 sono spariti. Qualcuno ha sentito la mancanza di queste piccole cose e da qui sarebbe nato il concetto di Ostalgia, nostalgia del tempo che fu, nostalgia dell’Est, che ha tra l’altro ha dato il via alla apertura di negozi specializzati nella vendita esclusiva di prodotti della ex Repubblica Democratica Tedesca, così come di una serie di feste popolari, in cui viene eseguita la musica in voga prima del 1990 nella Germania dell’Est, e che sono frequentati da puri nostalgici o turisti, perché per tutti gli altri tedeschi, l’ex DDR è, e resta lo stato del “non diritto”.
L'omino verde del semaforo (Ampelmännchen) |
Die Apfelsine - L'arancia (Die Orange)
Blaue Fliesen - Soldi della Germania dell'Ovest
Der Broiler - Il pollo arrosto (Das Brathänchen)
Der Eierkuchen - La frittata (Der Pfannkuchen)
Das Erdmöbel - La bara (Der Sarg)
Der Fleischer - Il macellaio (Der Metzger)
Die Jahresendflügelfigur - L'angelo del presepe (Der Weihnachtsengel)
Knast haben - Aver fame (Hunger haben)
Die Kaufhalle - Der Supermarkt
Der Pfannkuchen - Der Berliner (Abitante di Berlino)
Das Plaste - La plastica (Das Plastik)
Der Puffmais - Das Popcorn
Das Tal der Ahnungslosen - La regione di Dresda e Karl Marx-Stadt, (letteralmente la valle degli "inconsapevoli" dove non si poteva ricevere la TV della Germania dell'Ovest)
I tedeschi dell'est si adoperano per ricevere le trasmissioni TV e radio dalla Germania dell'Ovest |
sabato 18 agosto 2012
La bugia storica dell'autostrada di Hitler
Ad ottant'anni dalla costruzione della prima autostrada tedesca finalmente si parla chiaramente di una falso mito:
Il mito dell'invenzione di Hitler
Fino ad oggi ci è stato fatto credere che l'autostrada sia stata un'invenzione dei nazisti, e che i lavori della sua costruzione risolsero il problema della disoccupazione di massa in Germania. Una bugia storica.
Adolf Hitler munito di pala scava con energia in un mucchio di sabbia attorniato da un folto gruppo di soldati che lo osserva con ammirazione. Il Führer viene così immortalato da un fotografo dell’epoca per documentare i lavori della cerimonia inaugurale di un altro pezzo di autostrada. Un immagine molto popolare in quegli anni, montata ad arte e che aveva un unico scopo: pubblicizzare in tutto il Reich i lavori della costruzione della autostrada.
Hitler scopre l'autostrada per i suoi scopi personali
Un aspetto di Hitler insolito, poiché solo pochi anni prima una frangia del Partito Nazionalsocialista assieme al Partito Comunista aveva sabotato il cantiere della Nur-Autostraßen, così venivano chiamati i primi nastri di asfalto che vennero costruiti in Germania. Per giustificare l’assenza di trattative per il finanziamento dei cantieri, i nazisti sostennero che Il progetto sarebbe servito soprattutto alla ricca aristocrazia tedesca e ai grandi capitalisti ebrei. Appena Adolf Hitler sale al potere nel 1933 i nazisti decisero di sfruttare l’autostrada per i loro scopi.
Fino al 1929 la costruzione di autostrade in Germania fu un fallimento per mancanza di capitali, Il paese soffriva infatti delle conseguenze della disoccupazione di massa, dell’inflazione arrivata alle stelle, e del pagamento dei debiti di guerra. Solo l’allora sindaco di Colonia, Konrad Adenauer, riusci nel 1932 a finanziare e ca ostruire una prima tratta di superstrada tra Colonia e Bonn: l’attuale A555. Lunga solo 20 chilometri, il limite di velocità era di 120 km orari anche se la maggior parte delle auto dell’epoca viaggiava in media a 60 all’ora. La zona intorno Köln era la più interessata dalla circolazione automobilistica.
Appena sei mesi dopo l’inaugurazione la superstrada fu declassata dai nazisti, allora saliti al governo, a strada provinciale per potersi fregiare poi del titolo di costruttori della prima autostrada.
Hitler si immischia dovunque
Alcuni ricchi cittadini influenti e industriali appassionati di auto già nel 1909 avevano fatto pressioni per la costruzione di un tratto di strada libero da carrozze trainate da cavalli e pedoni, che permettesse di viaggiare gratis senza impolverare e sporcare le auto, Nel 1913 iniziarono a Berlino i lavori della cosiddetta AVUS, Automobil-Verkekers- und Übunngsstraße (Strada di servizio per il traffico automobilistico). Invece dei previsti 17 chilometri ne furono costruiti solo 10 per mancanza di fondi. La prima Guerra Mondiale interruppe i lavori e dopo il 1921 il tratto di strada fu usato principalmente per testare auto da corsa e per gare automobilistiche.
Un’associazione fondata nel 1926 si adoperò per la costruzione di un tratto stradale che attraversasse la Germania, da Amburgo passando per Francoforte fino a Basilea. L’inziativa, denominata “HaFraBa” incontrò inizialmente l’opposizione dei nazisti, dopo l’ascesa al potere di Hitler, il progetto venne ripreso in parte e l’associazione cambiò nome in “Società per la preparazione dell’autostrada del reich”.
Incrementare la mobilità nazionale
Secondo gli storici di adesso, Adolf Hitler entrava così nel vortice di un mondo suggestivo, quello di una crescente mobilità. Riconobbe tuttavia la possibilità, di sedurre una nazione con una impresa per quel tempo insensata, e allo stesso tempo di assicurarsi il potere. Una cosa era chiara: solo pochi tedeschi potevano permettersi il lusso di un’automobile, e tantomeno di percorrere quindi un’autostrada. Così la propaganda nazista puntò tutto sulla mobilità nazionale. Non solo i benestanti, ma l’intera popolazione doveva poter essere in grado di viaggiare. Nacque così l’idea della “Macchina del popolo”, la “Volkswagen”. Inoltre su pressioni di Hitler le ferrovie tedesche del reich furono costrette a dotarsi di una prima tratta per il transito di un rapido ferroviario da abbinare alla prima autostrada.
Ogni anno dovevano essere terminati 1000 chilometri di autostrada. Questi erano gli ordini di Hitler. Nel 1934 parla della prima “Arbeitsschlacht” (Battaglia per il lavoro) annunciando la riduzione dell’elevato numero di disoccupati. La costruzione della tanto annunciata autostrada avrebbe dovuto fornire 600.000 posti di lavoro, anche se in realtà il picco massimo di assunzioni vide solo 120.000 operai muniti solo di pala e piccone. La costruzione dell’autosrada è inanellata di infortuni, morti, fame e miseria. Ci sono scioperi e gli organizzatori vengono internati del campi di concentramento. L’opinione pubblica fu tentuta all’oscuro di tutti questi avvenimenti.
Il mito dell’autostrada
Nel corso degli anni sempre più uomini vengono impiegati nell’ industria degli armamenti in forte espansione, riducendo la disoccupazione, ma non nella costruzione dell’autostrada. Durante la guerra sono i prigionieri e i deportati ebrei dei lager ad essere sempre più impiegati nei cantieri dell’autostrada, gli operai che avevano iniziato i lavori erano tutti al fronte. Nel 1941 solo 3800 chilometri sono portati a termine. Tra il 1941 e il 1942 i lavori vengono quasi interamente sospesi e a partire dal 1943, l’autostrada viene aperta anche ai ciclisti per lo scarso traffico veicolare.
La propaganda nazista ha conservato per anni il mito dell’autostrada e perciò ebbe fatalmente anche successo. Continuarono a circolare filmati e foto di comizi da parte degli operai al lavoro su varie tratte, anche se i lavori erano già da tempo sospesi. Le immagini di schiere di operai impegnati nei lavori autostradali sono rimaste ben impresse nella memoria di tutta una generazione di tedeschi. I nazisti avevano raggiunto il loro obiettivo.
mercoledì 15 agosto 2012
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Rote Grütze
„Rote Grütze“ è una tipica specialità della Germania del Nord, in particolare delle regioni tra Amburgo e la Danimarca, zone famose per le distese assolutamente pianeggianti.
“Grütze” vuol dire letteralmente “alimento tritato grossolanamente” come certi cereali (grano saraceno, avena) di cui in tempi antichi si ricavava una polentina morbida Brei), cibo base dei poveri, un po' come avveniva nelle nostre campagne venete nei secoli scorsi. Oggi i “Grütze” li mangiano tutti, ricchi e poveri, questa polentina morbida infatti non viene più ottenuta con i cereali, ma con i piccoli frutti rossi cotti, fragole, ribes, lamponi, mirtilli, da cui il “Rote”.
Ci sono numerose ricette diverse, alcuni cuochi per esempio usano solo un tipo di frutti rossi, altri li usano tutti assieme, visto che maturano tutti in estate in Germania. Così come esistono naturalmente delle varianti a seconda della cottura: se la frutta viene passata grossolanamente, si chiama Sylter Grütze. Se invece viene passata al setaccio e cotta finchè diventa ben densa, si chiama Hamburger Grütze.
Alcuni aggiungono vino rosso o acquavite di ciliegie, in tal modo il colore rosso e l’aroma della frutta persistono più a lungo, mentre l’alcool evapora in cottura.
Ingredienti per 4 persone
200 gr. di ribes rossi
200 gr. di lamponi
200 gr. di fragole
200 ml. di acqua
100 gr. zucchero semolato
125 ml. Vino rosso
60 gr. di maizena o amido di riso (per addensare)
20 ml. di acquavite di ciliegia
La buccia di un limone non trattato
A piacere panna montata o crema pasticciera per accompagnare
Preparazione
Pulire e sciacquare, sgocciolando bene i frutti rossi. Lasciare marinare due terzi dei frutti nella Kirschwasser per un’oretta; cuocere il resto con acqua, zucchero la buccia di limone intera e il vino rosso per una decina di minuti. Passare il tutto attraverso un setaccio e lasciare restringere la purea aggiungendo l’amido di mais. Versare la purea calda sulla frutta marinata nel liquore e versare il tutto in una coppa. Guarnire a piacere con uno spruzzo di panna montata o un cucchiaio di crema pasticciera. A me piace anche con una pallina di gelato al latte.
sabato 4 agosto 2012
Cinema tedesco del dopoguerra
Dopo la fine della seconda guerra mondiale nella Germania Occidentale si sviluppa abbastanza rapidamente la nuova industria cinematografica tedesca, fino all’avvento dei Trümmerfilme (Film delle rovine) considerati superficiali e scarsamente ricchi di idee.
La fine della guerra segna, la cosiddetta “Stunde Null” l'ora zero, la rinascita, ma che Heinrich Böll definì la “Stunde Nichts” ossia l’ora del nulla, l'ora in cui c’era solo la totale distruzione. Nonostante la fame e la carenza di abitazioni, c'era anche il disperato bisogno di lasciarsi alle spalle tristezza e dolore, e anche la cultura cinematografica rinasce. Ogni cosa era strettamente legata agli sforzi per la ricostruzione, mancava tutto: gli studi cinematografici erano distrutti, c’era forte penuria di ogni tipo di materiale e le cineprese erano rare. Attori, sceneggiatori, musicisti, scenografi e registi erano o emigrati, o morti o costretti a vivere lontano. Nonostante ciò il cinema era un mezzo importante per far luce su alcuni aspetti della guerra e sui delitti del nazionalsocialismo.
La prima produzione cinematografica tedesca, la cosiddetta Trümmerfilme, fu interamente dedicata al destino dei profughi che rientravano in patria, alle condizioni di vita di tutti i giorni tra le macerie delle case distrutte dai bombardamenti. Alcuni film però ponevano domande sulle colpe e sulle responsabilità dei tedeschi. Uno di questi fu “Die Mörder sind unter uns” (Gli assassini sono tra noi), il primo lungometraggio uscito in Germania immediatamente dopo la guerra. Fu girato da Wolfgang Staudte nel 1946. Un medico militare tornando in una Berlino distrutta dai bombardamenti, incontra un suo ex superiore, che aveva ordinato un massacro di civili in un paesino polacco. Il sottoufficiale aveva ripreso la vita normale, da cittadino qualsiasi, diventando un affarista di successo nella sua città. Il medico alla fine lo ucciderà. Protagonisti erano tutti coloro che durante il conflitto erano stati degli assassini e che a guerra finita ricoprirono posizioni importanti nella giustizia, nell’economia e in altri settori sociali. Vivevano così semplicemente tra di noi. A questa serie di Trümmerfilm fecero seguito tutta una serie di film sulla patria, sulle vacanze tra qcui anche qualche pseudo operetta e qualche film musicale, definiti dal regista e attore tedesco Helmut Käutner delle farse pacchiane e banali basate su storielle allegre e sciocche, con l’unico scopo di far divertire gli spettatori.
Questi film però non incontrarono il successo del pubblico, la gente aveva ben altro a cui pensare. Nel 1956 invece uscì “Grün ist die Heide” (La landa verde), di Hans Deppe, il film che inaugurò la serie degli Heimatfilm, i film dedicati alla patria. Ambientati nelle montagne austriache svizzere e bavaresi, o anche nella Lüneburger Heide (la vasta pianura della Bassa Sassonia) nella Foresta Nera o sul Bodensee (Lago di Costanza). La trama consisteva in una melodrammatica storia d’amore con colpi di scena comici o tragici, spesso arricchita da brani musicali, i cui soggetti erano la natura, il desiderio di benessere e la felicità coniugale. La figura femminile proposta doveva essere positiva quindi le protagoniste erano casalinghe o felici madri. Personaggi e istituzioni che impersonavano il potere non entravano nell'intreccio delle storie. L’Heimatfilm tentò di mitigare la profonda differenza che esisteva tra le grandi città e i paesi di campagna, tentò anche di compensare i traumi della guerra e di sostituirsi al turismo. All’epoca non ci si poteva permettere una vacanza nelle Alpi, o nella Foresta Nera o addirittura nella Lüneburger Heide, allora la gente andava al cinema per tirarsi su. Secondo il regista Hans Helmut Prinzler gli Heimatfilm rivestirono molte funzioni: creare un'atmosfera armoniosa, far dimenticare i traumi della guerra compensandoli con idilliche storie tranquille. Inoltre il pubblico cinematografico poteva ammirare i meravigliosi paesaggi montani che non avrebbe potuto visitare per mancanza di mezzi economici. Anche se in fondo veniva proposta un’immagine lontana dalla realtà, facendola diventare uno stereotipo di quello che avrebbe potuto essere, il pubblico tedesco si appassionò molto a questi film.
Con l’introduzione del servizio militare nel 1957, giunse un'altra svolta: moltissimi film di guerra conquistano lo schermo. Le questioni sul nazionalsocialismo, i suoi criminali e le sue vittime però furono messe a tacere. I film antimilitaristi come “Die Brücke” (Il ponte”) di Bernhard Wicki del 1959 emergono qualitativamente, ma le pellicole più importanti vengono prodotte all’estero, in Giappone, Francia, Stati Uniti e in Italia.
E nel frattempo nasce la televisione e il calo del pubblico nelle sale cinematografiche è un chiaro segnale che qualcosa sta nuovamente cambiando.
"Grün ist die Heide"
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