sabato 4 agosto 2012

Cinema tedesco del dopoguerra


Dopo la fine della seconda guerra mondiale nella Germania Occidentale si sviluppa abbastanza rapidamente la nuova industria cinematografica tedesca, fino all’avvento dei Trümmerfilme (Film delle rovine) considerati superficiali e scarsamente ricchi di idee.


La fine della guerra segna, la cosiddetta “Stunde Null” l'ora zero, la rinascita, ma che Heinrich Böll definì la “Stunde Nichts” ossia l’ora del nulla, l'ora in cui c’era solo la totale distruzione. Nonostante la fame e la carenza di abitazioni, c'era anche il disperato bisogno di lasciarsi alle spalle tristezza e dolore, e anche la cultura cinematografica  rinasce. Ogni cosa era strettamente legata agli sforzi per la ricostruzione, mancava tutto: gli studi cinematografici erano distrutti, c’era forte penuria di ogni tipo di materiale e le cineprese erano rare. Attori, sceneggiatori, musicisti, scenografi e registi erano o emigrati, o morti o costretti a vivere lontano. Nonostante ciò il cinema era un mezzo importante per far luce su alcuni aspetti della guerra e sui delitti del nazionalsocialismo. 


La prima produzione cinematografica tedesca, la cosiddetta Trümmerfilme,  fu interamente dedicata al destino dei profughi che rientravano in patria, alle condizioni di vita di tutti i giorni tra le macerie delle case distrutte dai bombardamenti. Alcuni film però ponevano domande sulle colpe e sulle responsabilità dei tedeschi. Uno di questi fu “Die Mörder sind unter uns” (Gli assassini sono tra noi), il primo lungometraggio uscito in Germania immediatamente dopo la guerra. Fu girato da Wolfgang Staudte nel 1946. Un medico militare tornando in una Berlino distrutta dai bombardamenti, incontra un suo ex superiore, che aveva ordinato un massacro di civili in un paesino polacco. Il sottoufficiale aveva ripreso la vita normale, da cittadino qualsiasi, diventando un affarista di successo nella sua città. Il medico alla fine lo ucciderà. Protagonisti erano tutti coloro che durante il conflitto erano stati degli assassini e che a guerra finita ricoprirono posizioni importanti nella giustizia, nell’economia e in altri settori sociali. Vivevano così semplicemente tra di noi. A questa serie di Trümmerfilm fecero seguito tutta una serie di film sulla  patria, sulle vacanze tra qcui anche qualche pseudo operetta e qualche film musicale, definiti dal regista e attore tedesco Helmut Käutner delle farse pacchiane e banali basate su storielle allegre e sciocche, con l’unico scopo di far divertire gli spettatori. 


Questi film però non incontrarono il successo del pubblico, la gente aveva ben altro a cui pensare.  Nel 1956 invece uscì “Grün ist die Heide” (La landa verde), di Hans Deppe, il film che inaugurò la serie degli Heimatfilm, i film dedicati alla patria. Ambientati nelle montagne austriache svizzere e bavaresi, o anche nella Lüneburger  Heide (la vasta pianura della Bassa Sassonia) nella Foresta Nera o sul Bodensee (Lago di Costanza).  La trama consisteva in una melodrammatica storia d’amore con colpi di scena comici o tragici, spesso arricchita da brani musicali, i cui soggetti erano la natura, il desiderio di benessere e la felicità coniugale. La figura femminile proposta doveva essere positiva quindi le protagoniste erano casalinghe o felici madri. Personaggi e istituzioni che impersonavano il potere non entravano nell'intreccio delle storie. L’Heimatfilm tentò di mitigare la profonda differenza che esisteva tra le grandi città e i paesi di campagna, tentò anche di compensare i traumi della guerra e di sostituirsi al turismo. All’epoca non ci si poteva permettere una vacanza nelle Alpi, o nella Foresta Nera o addirittura nella Lüneburger Heide, allora la gente andava al cinema per tirarsi su. Secondo il regista Hans Helmut Prinzler gli Heimatfilm rivestirono molte funzioni: creare un'atmosfera armoniosa, far dimenticare i traumi della guerra compensandoli con idilliche storie tranquille. Inoltre il pubblico cinematografico poteva ammirare i meravigliosi paesaggi montani che non avrebbe potuto visitare per mancanza di mezzi economici. Anche se in fondo veniva proposta un’immagine lontana dalla realtà, facendola diventare uno stereotipo di quello che avrebbe potuto essere, il pubblico tedesco si appassionò molto a questi film. 


Con l’introduzione del servizio militare nel 1957, giunse un'altra svolta: moltissimi film di guerra conquistano lo schermo. Le questioni sul nazionalsocialismo, i suoi criminali e le sue vittime però furono messe a tacere. I film antimilitaristi come “Die Brücke” (Il ponte”) di Bernhard Wicki del 1959 emergono qualitativamente, ma le pellicole più importanti vengono  prodotte all’estero, in Giappone, Francia, Stati Uniti e in Italia. 

E nel frattempo nasce la televisione e il calo del pubblico nelle sale cinematografiche è un chiaro segnale che qualcosa sta nuovamente cambiando.

 
"Grün ist die Heide"


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