Questa espressione pare che abbia due derivazioni una dall'ebraico e un'altra dal verbo "reisen" (viaggiare) e il "Rutsch" veniva inteso come "Reise" o "Fahrt" appunto "viaggio".
Nel Dizionario di lingua tedesca dei fratelli Grimm si trova il riferimento all'espressione "muoversi scivolando" (gleitend bewegen) o anche "procedere lentamente" (kriechen).
Il senso quindi è quello di scivolare piano e senza brusche cadute verso il nuovo anno.
Però la spiegazione più attendibile pare che sia la derivazione dall'espressione ebraica "Rosch ha schana tov" che letteralmente vuol dire "un buon Capo (inizio) d'anno", secondo il Dizionario del gergo comune (e talvolta malavitoso) della lingua tedesca di Sigmund Wolf. Quindi Rutsch è il capo, ossia l'inizio del nuovo anno.
All'epoca della segregazione ebraica in Germania, nei ghetti veniva impedita la lettura dei testi sacri come la Bibbia e il Talmud, ecco quindi che molte parole ebraiche si sono mescolate al tedesco o alle espressioni regionali.
Quindi a tutti voi ... auguro per il nuovo anno tanta, tanta ... fortuna!!!!
Pubblicato su Badische Zeitung il 22/12/2011 Articolo di Claudia Gemp Traduzione di Claudia Marruccelli
"Le signore italiane mantengono la promessa"
Filomena Juliano (von links), Giulia Mazzei, Annunziata Tomasino und Maria Serva-Puglia von der italienischen Frauengruppe St. Josef Foto: C. Gempp
Rheinfelden: Il gruppo di signore italiane della parrocchia cattolica di St. Josef sono davvero
affidabili. Qualche settimana fa, alla consegna del ricavato di una spaghettata di beneficenza,
le signore avevano promesso, che si sarebbero rese in qualche modo disponibili
per le attività della Caritas. Quattro di loro hanno subito mantenuto fede alla promessa e
martedì pomeriggio, hanno intrattenuto per una buona oretta i 14 ospiti presenti allo scambio
dei regali, con le tradizionali cante melodiose natalizie del loro paese d’origine, l’Italia. Alla
tastiera in qualità di “direttore del concerto” Gebhard Preuß, a cui le signore avevano dato
qualche giorno fa gli spartiti. “Forse non siamo proprio intonate, ma lo facciamo di cuore e con
gioia”, ha assicurato Giulia Mazzei, che tra le altre ha ripescato la famosa canzone di Natale
italiana “Tu scendi dalle stelle” che viene cantata in tutto il paese in questo periodo, dal nord al
sud. Anche la coppia di canarini presenti, “Franz e Sissi”, si sono lasciati ammaliare dalle loro
splendide e limpide voci, partecipando con un vivace e sonoro cinguettio. Come ingraziamento
la direttrice del quartetto Inge Thoma, non solo le ha invitate a bere una buona tazza di caffè
accompagnata da una fetta di torta, ma assieme agli ospiti e ai collaboratori si sono presi una
simpatica rivincita invitando a cantare tutti assieme canzoni natalizie tedesche.
Rheinfelden
Italienische Frauen halten ihr Wort
RHEINFELDEN. Auf die italienische Frauengruppe der katholischen St. Josefsgemeinde ist Verlass. Vor ein paar Wochen, bei der Übergabe des Erlöses aus dem Benefiz-Spaghettiessens versprachen die Frauen, dass sie sich gerne hin und wieder auf verschiedene Weise in der Caritas-Tagespflege engagieren möchten. Vier von ihnen lösten das Versprechen am Dienstagnachmittag zum ersten Mal ein, indem sie den 14 anwesenden Gäste mit italienisch gesungenen Advents- und Weihnachtsliedern aus ihrer Heimat für eine knappe Stunde klingende Unterhaltung bescherten. Am Keyboard begleitete sie "Konzertmeister" Gebhard Preuß, dem die Frauen einige Tage zuvor die Noten zum Üben überlassen hatten. "Vielleicht singen wir nicht gut, aber dafür mit Freude und viel Herz", versicherte Giulia Mazzei, die unter anderem auch das bekannte Weihnachtslied "Tu scendi dalle stelle" herausgesucht hatte, das in dieser Zeit in Italien "von Norden bis Süden gesungen wird". Von den überraschend schönen, klaren Stimmen ließen sich sogar die beiden Kanarienvögel "Franz und Sissi" zu lautem, munterem Gezwitscher anstecken. Als Dankeschön lud Leiterin Inge Thoma das Gesangsquartett nicht nur zu Kaffee und Kuchen ein, Gäste und Mitarbeiter revanchierten sich obendrein mit gemeinsam gesungenen deutschen Weihnachtsliedern.
Se andate a Merano, dopo il periodo dei mercatini di Natale (Christkindlmarkt)), non perdetevi una visita al Catello che domina la città, Castel Tirolo (Schloßtirol) dove fino a poche settimane fa è stata ospitata una mostra su Oswald von Wolkenstein.
Sconosciuto a molti, ma ben noto ai tirolesi, questo personaggio fondamentale per la storia dell'Alto Adige, mi ha molto incuriosita, e dopo la visita alla mostra, ho cercato qua e là ed ecco cosa ho scoperto.
Castel Tirolo Schloßtirol
Nato forse in Val Pusteria intorno al 1377 e morto a Merano nel 1445, Oswald von Wolkenstein è stato cantore, poeta e compositore, ma anche un politico rinomato anche al di fuori della regione.
E' stato spesso ritratto con l'occhio destro chiuso. Una leggenda racconta che lo avrebbe perso all'età di otto anni in un incidente familiare, ma da uno studio condotto nel 1973 si è scoperto che perse l'occhio a causa di una malformazione congenita dell'orbita oculare. All'età di dieci anni lasciò la casa paterna per fare lo scudiero viaggiando a lungo al seguito di un cavaliere errante. Se era normale per un giovane nobile dell'epoca viaggiare molto, per Oswald fu particolarmente determinante, si trattò infatti soprattutto di viaggi in terre lontane, citate anche in una sua famosa Canzone "Durch Barberei, Arabia". Oswald visitò la Russia, la Turchia, l'Estremo Oriente, l'Italia, la Spagna e il Mar Nero. Alla morte del padre Oswald tornò in Tirolo e dopo una lite tra fratelli per la suddivisione dell'eredità paterna, ricevette un terzo del Castello di Hauenstein (CastelVecchio) nello Sciliar (Seis am Schlern) divenendone più tardi l'unico possessore.
Poco prima di partire per la Terra Santa, von Wolkenstein eresse una cappella nel Duomo di Bressanone con un affresco che raffigura il suo naufragio nel Mar Morto, celebrato in un'altra sua poesia, in cui racconta di essersi salvato grazie ad un barile di Malvasia. Ritornato dalla crociata, fu ammesso di diritto nella confraternita dei canonici dell'abbazia di Novacella (Neustift). Fu inviato come ambasciatore del re Sigmund in Inghilterra, Scozia e Portogallo per appianare i contrasti dello scisma religioso ricevendo dal re Ferdinando d'Aragona l'onorificenza dell'"Orden de la Jarra y del Grifo" raffigurato sui suoi ritratti (Una stola con ricamato un bricco dorato contenente tre gigli, con sopra un grifone). Trascorse alcuni mesi in Francia alla corte della regina Elisabeth di Baviera da cui ricevette un anello di diamanti in segno di apprezzamento per le sue arti di cantore e compositore.
Ritornato in Tirolo aderì alla lega nobiliare che si opponeva al signorotto Friedrich IV del Tirolo. Pur essendo un nobile di rango inferiore, tentò inutilmente di offrire il proprio appoggio ai principi tirolesi in lotta tra di loro. Cadde in un'imboscata, fu rinchiuso nel castello Forst a Merano e sottoposto a tremende torture. In molte sue canzoni descrive episodi di questa prigionia e di come fu costretto a camminare a lungo con le stampelle. Fu trasferito nelle prigioni del duca Friedrich IV a Innsbruck, da cui per poter riottenere la libertà dovette pagare un riscatto di 6000 ducati per cinque mesi. Per insuperabili contrasti con i suoi avversari, fuggì dall'Austria per recarsi in Ungheria alla corte del re Sigmund che seguì anche nella sua campagna in Italia, nel granducato di Piacenza e Parma. Alla morte del Duca fu chiamato a partecipare all'inventario dei beni del nobile e alla loro conservazione fino alla maggiore età del figlio erede.
Onorificenza della "Jarra y el Grifo"
Oswald Von Wolkenstein morì poco dopo essere entrato a far parte della Dieta di Merano e fu sepolto nel convento di Novacella (Neustift), la cui tomba fu scoperta solo nel 1973. Oswald ebbe sette figli i cui discendenti fanno parte oggi della famiglia Wolkenstein-Rodenegg.
Di lui sono rimaste numerose canzoni (Lieder) eseguite da gruppi vocali, spesso accompagnati da strumenti dell'epoca, soprattutto in Germania. Oggi è ricordato assieme ai più grandi cantori e poeti della letteratura medievale tedesca, come Walter von der Vogelweide.
"Durch Barbarei, Arabia" testo in lingua originale, in cui Oswald narra in forma anche un po' ironica dei suoi lunghi viaggi in giro per il mondo:
Durch Barbarei, Arabia
Durch Barbarei, Arabia,
durch Hermani in Persia,
durch Tartari in Suria,
durch Romani in Türggia,
Ibernia,
der sprüng han ich vergessen.
Durch Reussen, Preussen, Eiffenlant,
gen Litto, Liffen, übern strant,
gen Tennmarckh, Sweden, in Prabant,
durch Flandern, Franckreich, Engelant
und Schottenland
hab ich lang nicht gemessen,
Durch Arragon, Kastilie,
Granaten und Afferen,
auss Portugal, Ispanie
bis gen dem vinstern steren,
von Profenz gen Marsilie.
In Races vor Saleren,
daselbs belaib ich an der e,
mein ellend da zu meren
vast ungeren.
Auff ainem runden kofel smal,
mit dickem wald umbfangen,
vil hoher berg und tieffe tal,
stain, stauden, stöck, snee stangen,
der sich ich teglich ane zal.
noch aines tüt mich pangen,
das mir der klainen kindlin schal
mein oren dick bedrangen,
hand durchgangen.
Oswald von Wolkenstein
Le opere di Wolkenstein sono tramandate in tre manoscritti pubblicati durante la sua vita:
Manoscritto di Canzoni viennesi A del 1425 (testi con note) ; Manoscritto di Canzoni di Innsbruck A del 1432 (testi e note) e Manoscritto di Canzoni di Insbruck B (senza note) del 1450.
La popolarità che avvolge questo sudtirolese, riscoperto solo nel ventesimo secolo, a differenza dei Minnesänger classici, è merito di alcune caratteristiche delle sue canzoni che oggi sono segno della sua genialità:
Nelle sue canzoni ci sono spesso cenni autobiografici;
Il suo linguaggio è colorito e ricco di accenti che rievocano melodie pittoriche di stampo quasi impressionista;
La sua ironia e il suo humor sfaccettato che crea effetti disincantati;
La sua spensieratezza e voglia di vivere che affiancano un disperato e dubbioso timore dell'al di là.
L'arte di compositore melodico polifonico che lo avvicina ai rappresentanti francesi e e italiani dell'Ars Nova.
An diesem Donnerstag (01.12.2011) ist Christa Wolf im Alter von 82 Jahren in Berlin gestorben.
Christa Wolf ist tot
Christa Wolf war cool
Beinharte Schmerzensfrau
Dunkel kam die Büchner-Preisträgerin in den 1980ern an der Uni rüber. Der malträtierte Körper der Frau war ihr Thema, mit dem sie auch im Westen Avantgarde-Autorin wurde. von Susanne Messmer (Taz.de)
Die Schriftstellerin Christa Wolf ist tot. Wie eine Sprecherin des Suhrkamp-Verlages sagte, starb sie am Donnerstagvormittag nach schwerer Krankheit in Berlin. Christa Wolf wurde 82 Jahre alt. (Faz.de)
E' quanto si legge su tutti i giornali tedeschi del giorno. In Italia, poche righe su alcuni quotidiani, poche parole solo su alcuni TG, purtroppo pochi conoscono Christa Wolf, le sue opere e i suoi scritti. A lei e alle donne coraggiose come lei dedico questo mio post.
Christa Wolf una delle più importanti scrittrici tedesche del dopoguerra è morta all’età di 82 anni.
„Chi sono in realtà e cosa mi impedisce di essere davvero me stessa?“, questa è la domanda chiave che si cela ogni romanzo di Christa Wolf. La sua carriera iniziata nella ex Germania dell’est, aveva aperto nel 1963 la strada mondo alla letteratura socialista con il suo racconto “Der geteilte Himmel (Il cielo diviso), una storia d’amore ambientata in una Germania dell’est divisa tra la fedeltà allo stato e dalla fuga dal paese, farcita di una dosata critica al sistema. La sua rapida carriera si interrompe quando durante il congresso del Partito Socialista Tedesco del 1965 invita i compagni a ribellarsi alla censura della letteratura imposta dal governo.
I libri di Christa Wolf così diventano merce rara nelle librerie della ex Germania dell’est aumentando quindi la sua fama all’estero. Scrive nel 1976 “Kindheitmuster” (“Trama d’infanzia”) che sarà il primo romanzo che si colloca criticamente nei confronti del nazismo. L’autrice narra la storia della famiglia Jordan, che era poi anche la sua, all’epoca del nazionalsocialismo e della seconda guerra mondiale, la loro quotidianità, l’orrore che vissero.
I nascenti movimenti femministi degli anni 70 e 80 trovano in Christa Wolf spunti e materiali per la loro personale ricerca dell’Io. Le donne, straniere e inadatte a vivere in un mondo dominato dagli uomini, si identificano in Christa T. e Nelly Jordan, in Cassandra e Medea, nella poetessa Caroline von Günderode,tutte protagoniste dei racconti della Wolf.
Per lungo tempo, fino a prima della caduta del muso di Berlino, Christa Wolf è stata la sola scrittrice tedesca ad aver ricevuto premi sia in Germania dell’Est che in quella dell’ovest. Anche se a volte in contrasto con la politica socialista della ex Germania dell’est, ha sempre avuto una certa libertà di scrivere e riusciva a muoversi nel paese e all’estero con una certa sicurezza, nonostante avesse preso le difese nei confronti del dissidente ed esule Wolf Biermann.
Alla caduta della Germania dell’est, dichiarò di aver sempre amato profondamente il suo paese, anche se il suo nome così legato alla DDR le andava un po’ stretto. Soprattutto dopo la pubblicazione del racconto “Was bleibt” (Cosa resta) in cui narra di una scrittrice sorvegliata dalla Stasi (polizia segreta della RDT), personaggio in cui ritroviamo la Wolf. Le sue opere seguenti, “Hierzulande andernorts” (Nessun luogo, da nessuna parte) e “Medea” non ebbero la stessa risonanza dei suoi primi scritti, anche se nulla era cambiato in qualità e attualità. Era come se dopo l’unità delle due Germanie avesse perso un po’ di smalto. L’anno scorso è uscito negli Stati Uniti “Stadt der Engel” (La città degli angeli” una specie di continuazione del suo “Kindheitmuster”.
In Italia per fortuna molte delle sue opere sono state tradotte e pubblicate dalla casa editrice E/O, quasi tutte in versione tascabile ed economica.