Lo “Spiegel-Affäre” è considerato il più grande scandalo che ha colpito la storia tedesca dal dopoguerra. Per la prima volta dopo la fine del regime nazionalsocialista, le autorità statali si scontrano legalmente con la stampa.
Arrivarono una mattina, sembravano personaggi dei bassifondi amburghesi, sono sfilati uno dopo l’altro davanti al custode stupefatto, senza farsi annunciare, diretti negli uffici della redazione di Amburgo del settimanale di informazione “Der Spiegel”. Però questi strani visitatori non erano dei malavitosi, come ben presto si scoprirà, ma membri della polizia criminale federale.
Nel corso delle indagini avviate per presunto alto tradimento a scopo giornalistico, nella notte del 26 ottobre 1962 vennero perquisite le abitazioni di 5 redattori dello Spiegel, e i due caporedattori Engels e Jacobi furono arrestati. Le richerche dell’editore Augstein restarono inizialmente senza esito. Si presenterà di sua volontà alla polizia due giorni dopo. L’autore dell’articolo, che causò così tanto scalpore è Conrad Ahlers, anche lui verrà arrestato dalle autorità spagnole mentre era in vacanza in Spagna. La polizia criminale per settimane occupò gli uffici della redazione passandoli al setaccio
.
La polizia Federale sequestra materiale negli uffici dello Spiegel |
Per la prima volta dalla fine del regime nazista, una casa editrice viene perquisita con l’intervento delle autorità di governo, con lo scopo di intimidire e mettere a tacere la stampa. Si trattò tuttavia non solo di uno scandalo che riguardava la politica e i media, ma anche di un scandalo all’ombra della guerra fredda, che gravava innanzitutto sulla questione dell’incapacità dell’allora Repubblica Federale Tedesca di resistere e contrastare, con armi convenzionali un eventuale attacco nucleare da parte degli stati membri del Patto di Varsavia. Questo problema fu reso noto nell’articolo del giornalista Ahlers, esperto di difesa, intitolato "Bedingt abwehrbereit" (“Pronti a respingere, ma con riserva”I, che analizzava i risultati delle esercitazioni belliche della Nato denominate “Fallex 62”, e pubblicato il 10 ottobre 1962.
Ahler dimostrò, che il governo federale tedesco era scarsamente preparato per affrontare un attacco nucleare da parte del Patto di Varsavia: mancavano leggi per lo stato di emergenza, la sanità sarebbe immediatamente andata in crisi, così come le telecomunicazioni. Non sarebbe stato possibile provvedere alle necessità di tutta la popolazione, i collegamenti via terra sarebbero collassati. Ahlers inoltre criticava il cattivo stato in cui versavano le forze armate convenzionali. L’articolo conteneva dati dettagliati sugli eserciti della NATO, i loro armamenti e i movimenti delle truppe in caso di conflitto. Il giornalista considerava responsabile di tutto ciò soprattutto l’allora ministro della difesa e politico della CSU Franz Josef Strauß che il 10 ottobre ordinò una perizia con valutazione segreta. Gli esperti ritennero di aver scoperto che nell’articolo erano stati violati ben 41 segreti di stato, giudicando la pubblicazione dello “Spiegel” come atto di alto tradimento. Il ministro degli esteri al ritorno dalle sue vacanze fece pressioni sulle indagini. Il primo pubblico ministero della procura federale, Siegfried Buback, su ordine delle autorità e del ministero della difesa, avviò indagini nei confronti dello “Spiegel” sospettato di alto tradimento, contraffazione a scopo di tradimento e istigazione alla corruzione. Il consiglio federale si occupò della faccenda. Il cancelliere Adenauer giustificò le misure adottate con questa sentenza: " Wir haben einen Abgrund von Landesverrat im Lande" (“ Il paese è un abisso di alto tradimento").
Franz Josef Strauß |
In un question time del parlamento federale il ministro Strauß, tento di minimizzare il suo ruolo nell’intervento della polizia e respinse ogni complicità nella vicenda. Tuttavia ben presto emerse che il giornalista Ahlers era stato arrestato per ordine del politico della CSU, illegittimamente e, come dovette ammettere l’allora ministro degli interni Hermann Höcherl al parlamento, “al di fuori di ogni legalità”. Questa farsa di sentenza è stata finora uno dei classici della tecnica dell’insabbiamento legale. Due giorni dopo l’interrogatorio, il 9 novembre Strauß dovette ammettere la sua implicazione nell’arresto del giornalista dello Spiegel. Il parlamento si sentì preso in giro. L’affare Spiegel, diventò un problema per il governo Adenauer. Editori, giornalisti e associazioni di categoria espressero la loro solidarietà allo Spiegel. Tornavano alla mente i periodi più neri della storia tedesca. La parola “Gleichschaltung” (livellamento) della stampa tedesca, fece il giro del mondo. Ci furono manifestazioni di protesta in tutta la Germania, a sostegno della libertà di stampa e dello stato di diritto. Nel frattempo il giornalista Ahlers, l’editore Augstein e i due collaboratori restavano in prigione. Il 14 dicembre dello stesso anno il cancelliere Adenauer riorganizzò il proprio governo estromettendo Strauß. L’ex ministro della difesa fu congedato con tutti gli onori. Il cancelliere dichiarò la famosa frase "Bittere Stunden formen den Mann" (“I momenti più difficili formano l’uomo”) e annunciò le sue dimissioni nell’autunno del 1963. Il 7 febbraio 1963, dopo 103 giorni di prigione, anche Augstein fu finalmente rilasciato.
Manifestazioni di solidarietà allo Spiegel |
Due anni più tardi la giustizia tedesca tornò ad occuparsi di nuovo dello scandalo Spiegel: nel maggio 1965 la Corte di Giustizia federale respinse il rinvio a giudizio di Augstein e Ahlers, con la motivazione che l’articolo dello Spiegel non aveva violato alcuno stato di segretezza. Contro Strauß la procura riconobbe i reati di abuso d’ufficio e privazione della libertà personale, mentre contro “Der Spiegel” fu contestato il reato di violazione della costituzione. L’editore Rudolf Augstein, che nel frattempo era morto, disse una volta che il tentativo di mettere a tacere lo scomodo Spiegel era fallito. Alla fine il settimanale ricavò grande pubblicitò da tutta la vicenda: dopo due generazioni di giornalisti il settimanale d'informazione di Amburgo, non ha avuto successo solo economicamente. La casa editrice Spiegel, nella indipendente città anseatica di Amburgo è considerata la roccaforte del giornalismo investigativo della Repubblica tedesca.
Conrad Ahlers |