mercoledì 12 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Roberto Saviano

Cosa dicono di noi gli scrittori europei (4a parte)
Articolo in lingua originale:

Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.




Roberto Saviano (Italien)

C’è stata una Germania in ogni fase della mia vita. Da ragazzino, la Germania per me era quella dei biondissimi Rudi Völler e Klinsmann; quella del rigore di Andreas Brehme ai mondiali del 1990, contro la squadra di Maradona, dopo la vittoria sulla nazionale italiana; quella della Germania dei racconti di mio nonno, il paese dei campi di concentramento, dove fu imprigionato, e dei tedeschi che arrivati nella nostra Caiazzo, furono autori di un efferato massacro. Poi c’è stata la Germania degli italiani emigrati a Stoccarda, Monaco e Amburgo, che mi suggerirono di fare come loro, perché “uno con la testa come la tua qui può fare subito carriera”. La Germania delle turiste che ci facevano impazzire, quando arrivavano sulla Costiera Amalfitana per farsi corteggiare da noi, come delle dee nordiche scese dal cielo; con loro si realizzava ciò che con le nostre ragazze non avremmo mai osato fare, neanche in sogno! Era la Germania delle borse di studio ottenute senza raccomandazioni. La Germania della democrazia che vince sulla Repubblica Tedesca dell’Est. La Germania, secondo mio padre, del cibo immangiabile, delle donne fantastiche a letto (soprattutto con gli italiani), e della gente, soprattutto i bavaresi, “che sono cordiali quasi quando noi meridionali”. Per i miei amici la Germania era il paese in cui tutto fila liscio, in cui gli ospedali funzionano, in cui la polizia è civile, in cui si può fare sesso senza inibizioni e senza essere sposati, e in cui si può aprire un buon ristorante. Per i miei familiari emigrati era il paese in cui si lavorava molto, ma si guadagnava anche, in cui sono stati un po’ maltrattati, in cui s’incontravano soprattutto persone antipatiche e solo qualche volta quelle gentili e da cui si poteva ottenere qualcosa solo se si sgobbava come tutti. Non c’era una Germania, ma parecchie. E ora c’è la Germania che deve aiutarci, che ci critica, che vuole seppellire l’Europa; è la Germania della signora Merkel, che ha nelle sue mani il destino di tutti noi. Ecco che ritorna a galla l’antico pregiudizio su di un paese, con la stessa superficialità degli stereotipi che circolano sull’Italia. Effettivamente l’errore in Germania è quello di non considerare l’Europa come un soggetto, ma di vedere solo il cuore economico dell’Europa, e la Germania sbaglia anche quando tratta il resto dell’Europa come se non ne facesse parte. Siamo dannatamente simili, e anche la Germania è dannatamente simile a tutta l’Europa, anche se non vuole ammetterlo. Ecco perché tutti si aspettano qualcosa da lei. Quando si tratta di discutere si trasforma in uno spauracchio: il binomio Merkel-Germania “ci massacrerà tutti” come un esercito, che può salvarci o annientarci. Come accade per chi ti salva o ti fa precipitare nell’abisso, puoi o amarlo o odiarlo. C’è una Germania che ragiona col cuore e una Germania che ragiona col cervello, una di cui si può parlare a tavola con gli amici, e una che si spera possa esistere. Non si può più parlare di una sola Germania, ce ne sono numerose, e ognuna rappresenta una particolare idea, una particolare immagine. Ogni volta che si parla della Germania, il suo destino non ha nulla a che fare con i paesi, che non solo la circondano, ma la compongono, viene il sospetto che lo spirito europeo si stia indebolendo e che il suo DNA si stia alterando. Lo stesso accade se si pensa agli altri paesi europei, la loro salute dipende dall’aiuto tedesco. La Germania è diventata questo contrasto. Mentre contribuisce, aiuta se stessa e si danneggia allo stesso tempo. Tagliare questo nodo gordiano significa comprendere il destino di questo paese. Noi italiani siamo la Germania (Anche se non sembra) e la Germania è l’Italia (Anche se ai tedeschi non va mica tanto giù!)


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