venerdì 14 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Antonio Muñoz Molina


Cosa dicono di noi gli scrittori europei (5a parte)

Articolo in lingua originale:

Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi


Antonio Muñoz Molina (Spanien)

Se si dà credito alle osservazioni di alcune fonti autorevoli, sembra essere evidente che l’intransigenza con cui le richieste del governo tedesco, rivolte ai paesi più vulnerabili dell’Unione Europea, di una più radicale austerità, ci spinge ulteriormente alla rovina. Anche se la distinzione tra paesi responsabili e paesi spreconi non è così ben definita come sembra, per molti anni le banche dei paesi ricchi hanno tratto grossi vantaggi, finanziando le economie deficitarie dei paesi emergenti. Con l’abbondanza di denaro, che ha alimentato la bolla immobiliare spagnola, sono state finanziate la riunificazione delle due Germanie e la crescita dell’economia tedesca. Senza il grande interesse dei turisti tedeschi e britannici, e dei pensionati che hanno acquistato case per vacanze in Spagna, il mercato immobiliare spagnolo sarebbe stato molto meno attraente per gli investitori. Col senno di poi, si sarebbe potuto prevedere con anni di anticipo la bancarotta imminente dell’economia spagnola. Tuttavia ancora nel 2007 la borsa spagnola era il mercato più redditizio d’Europa, e alcuni dei quotidiani più in vista, che oggi ci negano la rispettabilità creditizia, diffondevano un ottimismo, che già a quel tempo a pochi di noi sembrava completamente irrazionale.

Non voglio negare o diminuire la responsabilità della Spagna. Ma ho l'impressione che il governo tedesco e l'opinione pubblica, con tutte le critiche giustificate che arrivano dall’esterno, abbia chiuso troppo volentieri un occhio di fronte alla propria mancanza di responsabilità nei suoi fallimenti. Ma anche se così fosse, non servirebbe a nulla. E anche se si avesse ragione al 100% il disastro non diventa meno grave. Forse molte persone in Germania non vedono – o non vogliono vedere - che l'austerità imposta non fa che rafforzare la crisi, e l'ingiustizia non può che continuare a crescere, dato che per il momento la gente che non ha la minima colpa per il disastro, non può fare altro che pagare i conti, e sono i poveri, i lavoratori, i dipendenti pubblici in pensione, i malati indigenti, gli emigrati. Nonostante tutto ciò io non provo avversione verso la Germania, e credo che la stessa cosa valga per molti spagnoli. Al contrario, per uscire dall’abisso in cui ci troviamo, abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale; e qui possiamo, quando si tratta di determinate competenze personali e senso comunitario, imparare dalla Germania: l'amore per un lavoro attento, la coerenza, la responsabilità individuale, rispetto per la consapevolezza della conoscenza e dell'esistenza di un bene comune e dei valori sociali. Come molti anni fa, quando ebbi il mio primo presentimento che il mio paese si stava dirigendo nel baratro, nonostante l'ondata di successo, sono ancora convinto che si possa imparare dalle migliori qualità della Germania.

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