venerdì 7 settembre 2012

La Germania vista dagli scrittori europei: Petros Markaris

Cosa dicono di noi gli scrittori europei (3a parte)

Articolo in lingua originale:
Europas Schriftsteller: Wie wir euch sehen

Un intero continente in crisi: Ovunque aleggia la minaccia della bancarotta, del collasso economico e della disoccupazione di massa. Molti europei sono quindi in collera con la ricca Germania e il governo di Angela Merkel: ma noi tedeschi siamo davvero così potenti? Siamo noi che tormentiamo l’Europa? Otto scrittori di Eurolandia hanno detto cosa pensano di noi.



Petros Markaris (Griechenland)
I poveri e gli emarginati non hanno alcuna simpatia per i ricchi. E’ sempre stato così e i tedeschi si devono rassegnare. Altri ricchi stanno bene anche così. Questa è un’interpretazione, che probabilmente piace di più ai tedeschi. Ce n’è una seconda, più complessa. I tedeschi hanno più di tutti approfittato dell’euro. Gira anche voce in Europa che la Germania sia stata l’unica a beneficiare dell’introduzione dell’euro. Se fosse vero, si farebbe ai tedeschi un torto. Poiché questo risultato non è ne’ un caso ne’ un privilegio. I tedeschi hanno una fiorente economia, grazie ai loro richiestissimi prodotti di elevata qualità, che sanno abilmente rendere competitivi.
Il problema è che i tedeschi vogliono applicare questa ricetta economica di grande successo anche alla politica. I tedeschi vogliono fare politica spendendo poco. Essi controllano l’intero sistema economico, ma nel loro pensiero politico non tengono conto delle priorità nazionali. Prendiamo ad esempio il dibattito sull’uscita della Grecia dall’eurozona. Quasi ogni giorno c’è un politico diverso che dice la sua, e la cosa è’ comprensibile. L’anno prossimo ci saranno le elezioni in Germania e queste dichiarazioni hanno una valenza elettorale. Solo che quest’atteggiamento non è degno di un politico di un paese che vuole mantenere il predominio in Europa. In primo luogo perché dà l’impressione che la Germania decida da sola chi va e chi viene nell’Eurozona. La cosa non suona bene soprattutto nell’Europa del sud. In secondo luogo perché tali decisioni vanno prese a tempo dovuto, senza strombazzarle tanto in anticipo.
I tedeschi dicono spesso che dovremmo imparare da loro. E’ vero. Per una buona gestione economica potremmo imparare molto dai tedeschi, ma loro dovrebbero imparare qualcosa sulla politica dagli americani. Poiché questi ultimi hanno risollevato economicamente l’intera Europa del dopo guerra, in particolare proprio la Germania dell’Ovest, spendendo per questo scopo una quantità enorme di capitali, tra sovvenzioni e prestiti (Piano Marshall). Si erano resi conto che per diventare una potenza mondiale, c’è da pagare anche un prezzo. I tedeschi vogliono essere una potenza di primo piano in Europa, ma non ne vogliono pagare il ben che minimo prezzo. Una leadership senza prezzo nella politica mondiale non esiste sin dai tempo della seconda guerra mondiale, fatta eccezione per l’Unione Sovietica.

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